Sulla pandemia e sugli effetti dell’emergenza.
Lo studio dentistico del dottor Lorello ha trovato la ricetta per soverchiare il mito dell’atavica paura del dentista. Andiamo a scoprire insieme, come…
Percossi e attoniti. Vittime di un’informazione fraudolenta, ammalata non di Covid 19, ma di ipertrofia dell’ego. “Bella notizia non fa notizia”, mai così vero come in questo periodo di pandemia. Invece ora, ci sarebbe bisogno del bel tacer non fu mai scritto. Così, ci si ritrova a essere definiti distanziati sociali, carnefici se malauguratamente veniamo contagiati, lasciati in mano al fato, se altrettanto malauguratamente ci piglia qualche altro malanno, perché nessuno più si preoccupa di chi è non ammalato di coronavirus.

Abbiamo trattato questo argomento di stretta attualità con un medico, un odontoiatra che conosce, ma soprattutto si prende cura dei suoi pazienti. Ne è uscita una fotografia chiara che farà riflettere…

Dottor Lorello, come far ritrovare il piacere di sorridere e di mostrare un bel sorriso in tempi di pandemia?
La gente non sorride più perché gli è stata instillata nella prima ondata della pandemia, la paura e il terrore. I media hanno giocato un ruolo determinante di influenza psicologica negativa nelle persone. Ci siamo trovati a non essere più padroni delle nostre vite. Ci siamo trovati a dipendere dai ‘dispacci’ dei vari DPCM, dalle conferenze stampa dei Governatori delle regioni e ora dalla disponibilità di un vaccino che pure non è rimasto indenne al fiorire delle polemiche.

In questa seconda fase di pandemia, le persone stanno reagendo diversamente rispetto al primo lockdown?
Il fatto che si stia vivendo una situazione che già abbiamo imparato a conoscere, abitua a una sorta di tranquillità. Non c’è più la paura di morire o di contagiare qualcuno dei nostri cari che potrebbe morire. C’è la stanchezza di vivere “sotto scorta”, di rispettare le norme, di accogliere in casa un numero ristretto di persone, di limiti che a quanto pare, pur nel loro rispetto, non stanno portando a un miglioramento della situazione.

Avete subito un calo di prestazioni mediche nella prima e in questa seconda ondata pandemica?
Non proprio. Forse sono diminuite le prestazioni legate a problemi non impellenti. Credo però che questo dato sia da imputare, non tanto alla paura di sostare in un ambiente a rischio contagio, ma a una questione di prudenza: in questo periodo di incertezza, meglio fare attenzione alle spese. C’è più una paura economica che di contagio da Covid-19.
Nel nostro studio ho invece notato una situazione di controtendenza. Una richiesta anche solo di visite di controllo, perché ho percepito nei pazienti il piacere di cambiare aria. In sintesi, vado dal dentista, un luogo sicuro dove non rischio il contagio, faccio due chiacchiere, vedo qualcuno di sorridente e mi disintossico. Un modo per prendere coscienza di una normalità che non è più quella di prima, ma è pur sempre una realtà da vivere e che fa sentire vivi.

Dottor Giacomo Lorello, se fosse stato al posto del presidente Conte, come avrebbe gestito l’emergenza?
Non avrei chiesto il parere di un sacco di persone identificate come super esperti; non mi sarei fatto influenzare da pareri discordanti; non avrei permesso di dar vita a un ‘pollaio’ pieno di galli che strepitano e lottano per contendersi il primato. Situazione da evitare assolutamente in questi casi.
Mi sarei fatto affiancare da pochi grandi esperti (e in Italia non si dica che mancano le eccellenze in ambito infettivo e virale) e con loro avrei parlato alla nazione con poche, chiare e insindacabili regole da rispettare. Avrei ammesso gli errori che sono stati fatti da parte di chi doveva dire la verità al popolo italiano. Nessuno, dico nessuno, nella prima fase di emergenza, ha mai speso una parola per dire che cosa avrebbe provocato la degenerazione del contagio!

È dunque, mancato un disegno programmatico?
Esattamente. Le faccio un esempio banalissimo: non è possibile che io sia costretto a prendere l’autobus per venire a lavorare e quindi aumentare il rischio di contagio, perché il comune di Padova ha circoscritto le strade in zona a traffico limitato! Così a livello locale e così a livello nazionale: è mancato un coordinamento tra stato, regioni e sanità pubblica-privata e per estendere l’osservazione, a un sistema Europa che anche in una situazione grave come questa, non ha mostrato coesione. La pandemia ha elevato all’ennesima potenza tutte le falle del sistema Italia.

I giovani secondo lei, pagheranno più degli altri lo scotto?
Sì, purtroppo. In tutti i sensi. Sia dal punto di vista economico, perché si troveranno a fronteggiare una crisi importante, a riparare a un debito pubblico senza confronti, a combattere molto più di noi per farsi una loro strada. E restando più nell’immediato, mi dica lei, come si può usare il termine distanziamento sociale per indicare lo spazio di sicurezza anti contagio? E’ un termine che evoca disagio sociale, isolamento preventivo, emarginazione sociale! Era così improbabile utilizzare termini come “distanza di sicurezza”, “obbligo di misure di sicurezza”, “spazio di sicurezza anti Covid”? Stesso obiettivo, stesso significato ma positivamente più persuasivi.