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Magno cum gaudio dei pazienti se l’assistente del dentista è ‘donna’.

Non ci sono più segreti. Il successo dello Studio dentistico dei dottori Giacomo e Giorgio Lorello, lo si deve a una dominante: il colore ‘rosa’.

C’è qualcosa di magico quando si entra nello studio dentistico dei dottori Lorello. Non si tratta certo, del design d’arredo o delle tinte delle pareti. L’atmosfera che si respira, ha un quid particolare che dà protezione, familiarità, sicurezza. I motivi sono tanti, li stiamo scoprendo entrando nel vivo delle attività dello studio e del modus operandi che lo caratterizza.
Per questo abbiamo voluto dar voce allo staff dello studio… e che voci!

In ordine alfabetico: Mariòn Brunalle, assistente (padre italiano, madre bulgara, nonno serbo, nonna macedone, marito senegalese, un figlio e uno in arrivo: la meraviglia della ricchezza multietnica); Cecilia Galimberti, igienista, Samantha Sorgato, assistente e Sara Vendramin, odontotecnico. Scopriamo insieme quattro donne molto diverse, ma piene di passione per il loro lavoro.

Approccio al paziente

Contano di più carattere e personalità oppure pazienza, esperienza ed empatia nella gestione dei pazienti ‘difficili’? Qual è la qualità principale che deve avere un assistente per fare al meglio il suo lavoro? Dobbiamo parlare di doti innate o ci dobbiamo mettere anche tecnica, strategia, buon senso?

Cecilia: “Serve pazienza, esperienza ed empatia con l’aggiunta della pratica e dello studio che sono fondamentali”.
Sara: “Pazienza ed esperienza, però una componente innata ci deve essere. Il carattere e la personalità contano molto. L’empatia è importante e non può mancare; l’esperienza che si fa in campo insieme allo studio e alla propensione verso l’altro, sono condizioni che si possono acquisire nel tempo”.
Mariòn: “Pazienza, esperienza ed empatia. Credo che per essere assistente di un dentista, non basti fare la parte de “l’aspira saliva”. Si deve essere quell’elemento che completa il lavoro del dottore: informarsi, saper leggere una radiografia, vedere di poter dare il proprio contributo già alla prima visita. Bisogna assorbire tutto. Non ci si deve ingessare, anzi si deve imparare ad andar oltre. In anni di lavoro, ho assimilato tutto ciò che potevo, anche perché il paziente parla prima con noi… poi arriva infastidito e impaurito, ma si siede in poltrona in pace, perché ci abbiamo pensato noi a tranquillizzarlo! Non è presunzione, è buon senso”.
Samantha: “Pazienza, esperienza ed empatia. Le doti innate ci devono essere, così come una buona dose di compassione, perché, diciamolo: bisogna essere portate per questo lavoro. Serve però anche studio e aggiornamento costanti, applicazione tecnica, strategie ed esperienza.

Rapporto con i datori di lavoro
Com’è lavorare a fianco di due dentisti uomini? Dovete mettere in campo anche per loro una buona dose di pazienza?

Cecilia: “Sicuramente, ci vuole pazienza. Sono però, due bravi professionisti, da loro si impara tantissimo, ma la pazienza resta una qualità che va sempre messa in campo”.
Sara: “Sicuramente pazienza anche con loro… però s’impara un sacco di cose. Non c’è differenza di genere nella gestione dell’organizzazione. Dipende dalla storia di ciascuno di noi, l’essere quello che siamo al lavoro”.
Mariòn: “Dipende da che assistente vuoi essere. Se vuoi fare l’assistente, perché non sai quale altro lavoro fare, lo possono fare tutte, se invece vuoi farlo in modo diverso, se ci vuoi mettere la passione, devi sentirlo dentro”.
Samantha: “Direi di sì, però non è difficile. Li conosco da molto tempo… Giacomo è come un fratello maggiore per me, quindi mi risulta facile lavorare al suo fianco… sono molto affezionata al mio lavoro, ma c’è in fondo anche una componente affettiva che mitiga i momenti di tensione.
Loro sono degli ottimi ‘coordinatori’… del resto oggi bisogna essere dei bravi manager, dei leader anche in campo medico, soprattutto se si è responsabili di uno studio. Compensano le nostre mancanze… l’efficienza di uno studio dipende dall’attività complessiva del team di lavoro, non dal valore dei singoli individui”.

Conciliare lavoro con gli altri ruoli che ci richiede l’essere donna: una sfida, una fatica, un’opportunità
Quanto vi assorbe il vostro lavoro in termini di energie e di gestione delle tensioni. Vi sentite bene in qualità di donne nella mansione professionale che rivestite?

Cecilia: “Il mio è un ruolo prettamente femminile e ci sto benissimo. In media non lavoro sempre sotto stress… poi è chiaro che la giornata full c’è sempre!”.
Sara: “Sto bene come donna; in nostro è un lavoro che richiede molte energie sia fisiche che mentali”.
Mariòn: “Assolutamente sì, lo confermo, mi piace un sacco fare l’assistente che secondo me è un ruolo prettamente femminile. L’odontoiatria è il medico più viziato di tutti. E l’unica che può “viziare il medico viziato”, è una donna… perché lo sa tenere anche in riga!… Riesco a conciliare le due cose… e ho imparato a schermarmi… lascio scivolare…”.
Samantha: “Mi sento benissimo il lavoro mi piace molto, ora sono part time e non mi pesa per niente”.

Crescita personale
Il vostro lavoro vi permette di crescere? Vi sentite realizzate professionalmente? E personalmente? Nella prossima vita tornerete a fare questo di mestiere?

Cecilia: “Sì, si cresce. Mi fanno fare molte cose per la mia crescita, mi sento realizzata professionalmente, ho azzeccato il mestiere e nella prossima vita tornerò a fare l’igienista”.
Sara: “Mi sento realizzata, so di poter continuare a cresce e nella prossima vita rifarei tutto!”.
Mariòn: “In termini di crescita professionale come assistente, sono a un buon livello e oltre non si potrebbe andare… perché il passo successivo sarebbe quello di responsabile di area clinica… Qui però sto benissimo. Prossima vita? Se potessi tornare indietro farei l’igienista… resterei sempre in questo ambito”.
Samantha: “Mi sento realizzata, mi sento benissimo, ho grandi soddisfazioni… anche se non riceviamo complimenti diretti, ma lo raccolgo dalle battute… e a me basta così… Sono contenta da me, quando so di aver dato tutto quello che potevo. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo, perché arrivano macchine nuove, tecnologia nuova e questo mi permette di mettermi in gioco e di non rimanere mai ferma”.

Dottor Giacomo Lorello, in quest’oasi di benessere ‘odontoiatrica’, il tuo staff è al top! C’è un motivo ben preciso o è stato un caso che siano tutte donne?
“Non è stato voluto, ma casuale… posso però affermare che la donna è più coraggiosa, più determinata e col paziente ci sa fare di più”.

Farebbe cambio con altrettanti bravi professionisti, però maschi?
“Adesso come adesso no, perché sono assolutamente soddisfatto… forse tempo fa avrei potuto rispondere sì”.

Possiamo profetizzare che il prossimo candidato a prender parte all’attività di questo studio, indosserà le gonne… e magari un bel paio di décolleté?
“Possiamo immaginarlo sì, certo!”.

In questa società, in questo difficile momento storico-sociale, che condanna la violenza sulle donne, da uomo, dottor Lorello, come potremmo contrastare questo fenomeno?
“Viviamo nell’era dell’immagine e della comunicazione compulsiva. La violenza sulle donne è un problema ormai ‘galoppato’ per chi deve scrivere o fare un servizio giornalistico. Diciamolo: è un fenomeno sociale che è sempre esistito… Ora probabilmente si è ‘amplificato’, ma credo più per il ‘rumore’ che i media oggi concorrono a fare che per la percentuale di violenza in aumento.
Vedo con rammarico le iniziative pubbliche legate alla denuncia di questo grave fenomeno: le fiaccolate, le proteste silenziose nelle piazze, non servono a molto, anzi secondo me enfatizzano la conseguenza che ci si dimentica del femminicidio… Cambierà davvero qualcosa, quando si finirà di considerare un ‘fenomeno’, la violenza sulle donne. È una questione culturale addirittura prima che di giustizia. Dobbiamo cercare di distruggere la cultura del possesso, della sottomissione da parte maschile e mi permetto, da parte femminile ci vorrebbe un po’ più di comprensione nelle situazioni legate a separazioni e divorzi penalizzanti per l’uomo. Insomma, basta con gli uomini possessivi e con le donne avide. E poi meno parole e più fatti da parte delle istituzioni, degli organi preposti al controllo e all’ordine pubblico”.